Lo scorsero gli etruschi, i celti e i romani e su di lui edificarono la loro città. Oggi gli abitanti di Bologna lo conoscono per nome, lo hanno studiato a scuola ma in pochi lo hanno visto veramente. Perché la storia del torrente Aposa, l’unico percorso naturale della capitale felsinea, è un racconto che si cela nel sottosuolo dell’abitato, frutto di un graduale interramento iniziato già a partire dalla fine del XV secolo. Prima di allora, insieme ai canali artificiali Savena (1176) e Reno (1191), aveva segnato la fortuna industriale e commerciale di Bologna, soprattutto nel campo tessile, divenendo parte integrante della vita cittadina. A partire dal Cinquecento, per motivi di salute pubblica ma anche per guadagnare nuovi spazi da edificare, i canali e lo stesso torrente iniziarono a essere sormontati da ponti e coperture artificiali fino a scomparire attorno agli inizi del XX secolo. Ma come si sa la storia è un ciclo che si ripete, e dopo aver fatto di tutto per celarlo dalle memorie geografiche locali, un’azione di bonifica condotta tra il 1997 e il 2000 è riuscita a ripristinare l’antico percorso del torrente, ormai però rilegato nel sottosuolo della città. Due entrate, una in piazza Minghetti e l’altra in piazza San Martino, oggi permettono l’ingresso al fiume sotterraneo: un percorso guidato tra le fondamenta di Bologna dal fascino immenso e suggestivo. Lungo l’itinerario si incontrano stili e tecniche costruttive diverse, nonché resti delle differenti epoche storiche della città: tratti delle antiche mura del IV secolo d.C., resti di un lavatoio medievale e, in corrispondenza delle Due Torri ma ben otto metri al di sotto, le tracce dell’intradosso di un ponte romano che proprio in questo punto permetteva alla via Emilia di oltrepassare l’Aposa e uscire dalla città. A pochi passi dal grande asse di via Indipendenza, troviamo la nota finestra di via Piella affacciata su un tratto del Canale delle Moline, miracolosamente scampato alle tombature attuate tra gli anni ’30 e ’50 del Novecento. Uno sguardo aperto sulla storia della città che ci riporta alla memoria come Bologna dovesse apparire durante il periodo medievale e rinascimentale, tagliata da corsi e canali d’acqua.